Brief (17-3707)
Mio Chiarissimo Sig.r Professore,
Con due giorni di ritardo, perchè ho voluto vedere nuovamente l’animulu e il matassaru.1
Le lincette che uniscono i capi delle due crociere dell’animulu (quella di sopra e quella di sotto) sono due spaghi che non hanno nessuna funzione. Ho domandato ad una donnetta del popolo a che cosa servissero, e mi ha risposto: è usu nuostru = è nostra usanza.2
Le due crociere dell’animulu sono unite agli assi verticali, intorno ai quali viene posta la mattassa che si vuol dipanare.
L’aspo – matassaru – è proprio come il disegno che Le mandai.3 È vero che è molto diverso da quello di altre regioni d’Italia.
Non è qui il mio collega di disegno. Tra giorni, se Lei crederà necessario, potrò mandarLe nuovamente i disegni, o anche le fotografie.4
In casa di un vecchio dottore di qui ho trovato l’alare: se vuole, potrò mandarLe, appena tornerà il mio collega di disegno, che starà fuori tre o quattro giorni, il disegno o anche la fotografia.5
Mi comandi sempre, sempre: mi recherà piacere ed onore.
Non Le parlo di me. Il Direttore del regio Ginnasio di qui, che è Direttore della scuola tecnica comunale nella quale io insegno, un discepolo del Carducci e del Gandino, disse, l’altro giorno, che io sono il migliore dei professori del Ginnasio e della scuola tecnica, e mi esortava a cercare altro posto. Ma dove?
Se ha occasione, Professore, di scrivere al D’Ovidio,6 o a qualche altro dica una parola per me. Ora ci ho il titolo definitivo, questo Direttore e il R.° Provveditore agli Studi dicono tanto bene di me: volendo il D’Ovidio mi presenterebbe a Provveditori suoi amici, i quali troverebbe bero modo di occuparmi, se non, in iscuole governative, in buone scuole pareggiate. A tanto intercessor nulla si niega.7
Accolga le affezioni della mia famiglia; con il cuore sempre immerso nella mestizia, mi creda
Rossano, 27-XI-1904
Dev.mo sempre G. De Giacomo
Un memore saluto al Prof. Ive8
[1] Nella lettera precedente (16-3706) De Giacomo fornisce informazioni riguardanti l’arcolaio (animulu) e l’aspo (matassaru) in Calabria.
[2] Questo passo viene citato in seguito da Schuchardt (1905: 21).
[3] Cf. nota 1 alla lettera 16-3706.
[4] Non è stato possibile rinvenire i disegni o le fotografie in questione tra le carte del lascito.
[5] Non è stato possibile rinvenire i disegni o le fotografie in questione tra le carte del lascito.
[6] Francesco D’Ovidio (1849-1925), cf. nota 2 alla lettera 5-3695.
[7] La locuzione risalte a versi di Tasso e Metastasio, cf. http://www.treccani.it/vocabolario/intercessore/.
[8] Antonio Ive (1851-1937), cf. nota 2 alla lettera 2-3692.